“Se due individui si amano per ciò che sono davvero, per loro il tempo si ferma, e se per caso non muoiono insieme nello stesso istante, chi sopravvive non si riprende mai, non dimentica mai, e anzi continua ad aspettare finché non ritroverà l’altro tra chissà quante vite, la persona amata ritorna sempre. L’attesa, però, è straziante: si aspetta non solo di vivere, ma anche di morire insieme. Vedete, è la vita a essere transitoria, non l’amore” (André Aciman).
Trovo queste parole meravigliose, un elogio all’amore puro e semplice: “la persona amata ritorna sempre”. Credere che questo possa essere vero sarebbe un atto di fiducia incredibile. Le parole di Aciman mi hanno portato indietro nel tempo, a Ginevra per l’esattezza.
Quella mattina mi ero svegliato presto, c’era il sole ovviamente. Proprio quel giorno, per caso, ho visto una scultura a cui negli anni avrei pensato spesso: Melancholy, creata da Albert Gyorgy.
L’opera raffigura la sagoma di un uomo seduto su una panchina accasciato con un gigantesco buco al centro, la testa è rivolta verso questa cavità e sembra essere pesante, abbattuta. Stranamente non ho voluto cercare nulla sullo sculture e mi sono goduto il momento. Mi sono seduto e per venti minuti non ho fatto altro che fissare quella sagoma vuota.
Gyorgy era riuscito nel suo intento, era stato capace di farmi comprendere esattamente il senso di quell’istallazione e non ho saputo trattenere le lacrime.
Il foro centrale rappresenta il vuoto enorme che tutti sentiamo quando perdiamo qualcuno a noi caro, Melancholy è stata creata dallo sculture dopo la perdita della moglie.
Quel giorno ho pensato di non essere solo. Qualcuno, vicino a me o dall’altra parte del mondo stava vivendo la mia stessa identica situazione e questa consapevolezza mi ha reso forte, mi ha aiutato. Condividere un dolore ci fortifica, ci aiuta e crea una rete di sostegno importante.
Quel giorno ho deciso che avrei parlato, che il dolore che stavo vivendo non meritava silenzio e che se solo fossi riuscito ad aprirmi forse mi sarei liberato dei tanti filtri che avevo.
Perché le parole di Aciman mi hanno fatto pensare all’uomo seduto di Ginevra?
Queste parole mi hanno dato una nuova consapevolezza: l’amore è eterno, la vita è transitoria. Quello che abbiamo provato resta per sempre, immutabile. Il tempo si ferma e se chiudo gli occhi e mi concentro io quell’amore posso ancora sentirlo. E’ lì, è presente e sopratutto è vero.
Le persone che abbiamo amato tornano sempre perché non sono mai andate via. Chissà quante vite passeranno prima di rincontrarsi insieme fisicamente ma intanto io non dimentico.
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